Un uomo che decide di adottare, è sicuramente spinto da qualcosa di molto grande, quando si arriva a fare quella telefonata, vuol dire che si è riflettuto molto sulla scelta, quando si arriva a compilare un modulo, vuol dire che si è pronti per quella scelta.
Adottare è un atto di coraggio molto grande, bisogna essere predisposti a farlo, soprattutto se di mezzo ci sono i bulldog, cani che necessitano, già in salute, di mille attenzioni, figuriamoci se provengono da un Rescue. Tuttavia la persona che pensa di essere idonea ad adottare un bulldog, per motivi di tempo, spazio, esperienza e dedizione, lo fa, perché sente la necessità di dare, di aiutare, di sacrificare anche la propria vita per un essere bisognoso. Questa è una categoria di persone che stimo molto, non tutte, molte lo fanno spesso per spettacolarizzare la loro scelta, moltissime lo fanno in silenzio, perché hanno il solo scopo di amare.
Un Rescue ha il DOVERE di sistemare i cani, di trovargli il prima possibile una seconda possibilità, un Rescue riceve tantissimi moduli di affido che tiene tutti in archivio, ogni modulo compilato presenta un profilo con delle caratteristiche ben precise, un modulo potrebbe essere non idoneo per un bulldog per cui ci si è candidato, ma in futuro potrebbe diventare idoneo per un altro. Ogni modulo che arriva è una porta che si apre per un bulldog in difficoltà, una speranza e una seconda chance. Quando una persona è idonea per adottare un bulldog, quella persona diventa davvero preziosa e decisiva per la sorte di quel bulldog. Ci si mette in fila, si aspetta il bulldog giusto, perfetto per l’ambiente che si ha a disposizione e prima o poi quella telefonata arriva, perché le anime da adottare sono diventate troppe. Molti moduli vengono scartati, per mille motivi, ma alcuni sono moduli sicuri, perfetti per una potenziale adozione. Come perfetto era il modulo del nostro “Protagonista”, lo chiamerò così per tutelarlo, una storia arrivata a me per caso…
Prima di raccontarvi questa storia, voglio fare una premessa, mesi fa venni brutalmente lapidata, per aver definito E.B.R.I., l’outlet degli allevatori, è l’unica associazione in Italia che chiede cifre importanti a chi adotta, giustificando la motivazione del perché chiede quei soldi, praticamente pubblica le fatture degli interventi ed esami a cui sottopongono i bulldog. E tutti gli altri aiuti a cosa servono? Lotterie, gadget, donazioni, banchetti a livello nazionale in gare ufficiali e non. Insomma come entrate niente male, perché li definii “outlet degli allevatori”? Perché non fanno tutela dei bulldog, ma fanno tutela dei grossi produttori di cuccioli. I soci E.B.R.I. fecero una campagna attiva contro la mia petizione, che non tutela di certo me, ma le fattrici sfruttate. Ho prove di tutto come al solito, contattarono tutti i firmatari e gli fecero togliere le firme. Quindi persi centinaia di firme, un codice deontologico limita i parti, meno parti, meno cuccioli in circolazione, meno abbandoni e meno soldi per tutti.
Di seguito il link della mia petizione che ha quasi raccolto 2000 firme. PETIZIONE
Ecco la storia del nostro Protagonista che ha già un bulldog in casa, sa come ci si relazione al bulldog, le cure e la dedizione, chiama per adottare uno dei tanti bulldog del rescue E.B.R.I., purtroppo, come spesso accade, il bulldog che aveva scelto, presentava troppe problematiche di salute, la sig.ra Maria Giovanna Nappi, nonché VOLONTARIA e SOCIA di E.B.R.I.(English Bulldog Rescue Italia), non ha rassicurato il Protagonista, magari dicendogli: “ok questo bulldog non va bene, ma stai tranquillo che ti terremo in considerazione per la prossima occasione, occasione che di sicuro non mancherà, visto il numero di cessioni, di fattrici in disuso e di abbandoni veri e propri”. No! La Sig.ra Maria Giovanna Nappi, ha pensato bene di dare in affido, ad una perfetto sconosciuto, una delle cagne del Presidente. Lo so! Anche io a momenti cado dalla sedia, ma vi spiego bene in cosa consiste l’affido, anzi vi scrivo qui più o meno il sunto delle prove arrivatemi: “vieni ti vedi le bambine, te ne porti a casa una, poi io te la prendo due volte l’anno, una per la monta e una quando partorisce, poi te la restituisco di nuovo, devi essere disponibile a fare questo per due volte, una all’anno”.
Purtroppo non esiste alcun regolamento sulla gestione delle fattrici, c’è crisi e ci sono anche molte persone che vogliono il bulldog ad ogni costo, anche a costo zero, una fattrice che non diventerà di sua proprietà fino a che non sarà sterilizzata. In pratica gli allevatori trovano che “regalare” una fattrice ad una persona disposta a prendersene cura, li alleggerisca da spese e responsabilità, è un ottimo affare se ci pensate, regalare è virgolettato perché in realtà l’affidatario non è padrone di nulla fino alla sua sterilizzazione.
Cazzo meglio di un cane malato no? E poi che cagne! Chi non farebbe una cosa del genere, chi non deterrebbe le cagne del Presidente Sanson super selezionate? Quindi il nostro Protagonista era super idoneo per un cane del rescue, per mettergli in mano una super fattrice del presidente mega galattico!!!!
MA COME LUI CHE SI DEFINIVA UN SUPER ALLEVATORE ETICO?
Onestamente non mi interessa che tipo di allevatore è lei signor Presidente, ma ha un dovere scritto sullo statuto, TUTELARE E VALORIZZARE LA RAZZA, in questo momento non solo non riesce a rappresentarla, ma sta dando un pessimo esempio a tutti.
Lo credo che a E.B.R.I. occorrano soldi, se invece di dare cani in adozione, danno fattrici in affido!!!!
Ma a qualcuno non è ancora venuta in mente una domanda scontata?
Se Maria Giovanna Nappi, con estrema non chalance, non solo lascia prove scritte, ma affida a perfetti sconosciuti potenziali adottanti le fattrici del Presidente, o che almeno erano a casa del Presidente, perché ormai apriamo ogni dubbio, che giro ci può essere di bulldog dietro il CIB e il RESCUE?
A voi le risposte!